[Questo post è apparso per la prima volta sul sito www.punto-f.com/it/blog il 16/9/2020]
Qualche mese fa sono stata contattata da Elisa, una ragazza di Genova che ho conosciuto a un evento più di un anno fa, che mi chiedeva di aiutarla con l’inglese. Per lei non fu esattamente amore a prima vista quando lo iniziò a studiare a scuola e da allora Elisa si portava dietro uno strascico di incertezze che la bloccavano dal fare miglioramenti e riuscire a parlare quella lingua. Così ci siamo rimboccate le maniche, sia lei che io, e abbiamo studiato un piano.
Fase 1: Definizione degli obiettivi
Quando intraprendo un percorso di insegnamento di una lingua straniera, che sia l’inglese, il tedesco o il francese, mi prendo un po’ di tempo per chiacchierare con il mio studente – in questo caso studentessa: mi interessa e mi serve capire se ci sono stati problemi durante lo studio di quella lingua a scuola, quali sono le difficoltà maggiori, quali gli obiettivi e le tempistiche.
Nel caso di Elisa gli ostacoli maggiori derivavano dal non riuscire ad assimilare la diversa costruzione della frase in inglese – d’altronde questa lingua è cugina con il tedesco, non dimentichiamocelo! – e un blocco nel parlato, dovuto in parte anche al timore di pronunciare le parole inglesi. Suona familiare?
Gli obiettivi che voleva raggiungere con questo percorso riguardavano l’acquisire maggiore scioglievolezza nell’esprimersi in inglese, in particolare modo per poter scrivere post di lavoro in questa lingua e per comunicare durante i viaggi. Ho così studiato un piano che comprendeva grammatica, pronuncia e comprensione scritta.
Fase 2: La pronuncia
La pronuncia è un aspetto di ogni lingua che mi sta molto a cuore: faccio fatica a far capire ai miei studenti che se distorciamo il suono di una parola i madrelingua faticano a capire cosa stiamo dicendo, e non perché sono perfezionisti, ma proprio perché non sono abituati a quelle vibrazioni. D’altro canto questo tema di solito viene trascurato nei corsi di lingua, per cui è difficile trovare uno studente che abbia consapevolezza di come riprodurre i suoni stranieri che sente.
Con Elisa abbiamo visto quali organi sono coinvolti nella produzione dei suoni e come fare per pronunciare quelli inglesi: la difficoltà sta proprio nel posizionare la lingua nella giusta collocazione e nel fatto che non esistano regole di pronuncia in inglese. Anche se a distanza, grazie a Skype le facevo ascoltare i suoni che doveva imitare e la facevo esercitare nella riproduzione: si tratta di abitudine e allenamento, proprio come in palestra.
Fase 3: La grammatica
La grammatica non è tutto per parlare una lingua, ma ne rappresenta le basi: come una casa senza fondamenta non potrebbe stare in piedi, lo stesso vale per una lingua straniera. A seconda dei casi inserisco un breve ripasso delle regole più complesse o più difficoltose per i miei studenti, oppure parto proprio da zero delineando su quali principi è fondata la lingua che stiamo studiando. Con Elisa mi sono concentrata sui diversi tempi verbali inglesi: abbiamo ripassato i più semplici (present simple e continuous, past simple e continuous) per poi passare ad approfondire quelli più complessi (present perfect, past perfect, condizionali).
Fase 4: La comprensione scritta
Ho sottoposto a Elisa diversi testi e alcuni li ha proposti lei a me: l’obiettivo con lei era quello di farla esercitare nella lettura ad alta voce per allenare la pronuncia e abituare il suo orecchio a sentirla riprodurre suoni stranieri. Con la lettura ho fatto fare ad Elisa l’esercizio che più mi piace e che secondo me è anche uno dei più utili: quello di cercare di capire quante più informazioni possibili leggendo il testo senza cercare sul dizionario i termini che non si conoscono. Questa tecnica non è una mia invenzione, ma della mia prof. di tedesco del liceo: devo ammettere che i primi tempi non capivo l’utilità di questo esercizio e anzi, mi arrabbiavo perché lo trovavo uno sforzo troppo grande per me, ma nel tempo ho iniziato ad apprezzarlo perché mi ha aiutato a sviluppare l’abilità del cervello ad andare a ripescare i termini incontrati tenendo allenata la memoria; in più, ci si abitua a ragionare sui dati che conosciamo per arrivare a fare supposizioni su quei termini che per noi sono nuovi.
Le lettura di testi di vari argomenti ha anche il vantaggio di presentare stili diversi e vocaboli nuovi, andando così ad ampliare il lessico di base di ogni studente. Per memorizzare le nuove parole che incontravamo ho consigliato a Elisa di appuntarle insieme ai significati su un quaderno, meglio se su una vecchia agenda organizzata in ordine alfabetico: in questo modo quando voleva ripassare poteva trovare tutte le informazioni in un unico posto (e non su foglietti volanti) ed era così più facile rileggere e ripetere.
Fase 5: Il calendario
Chi vuole studiare una lingua straniera spesso ha un lavoro a tempo pieno, magari pure dei figli e una famiglia di cui occuparsi, perciò è fondamentale stabilire fin dall’inizio la frequenza con la quale faremo lezione insieme e gli orari: questo mi permette di organizzare i materiali per i vari incontri, calibrare gli argomenti, ma soprattutto di fare impegnare i miei studenti in modo costante. Di solito dissuado chi vuole fare tre ore tutti i giorni, a meno che non ci siano reali necessità a effettuare un corso intensivo, ma incoraggio uno o due incontri a settimana, da un’ora ciascuno : in questo modo sarà più facile per lui/lei ritagliarsi un po’ di tempo per concentrarsi e studiare la lingua.
Fase 6: I risultati
Elisa ha frequentato un corso da 10 ore e ci siamo incontrate su Skype ogni lunedì mattina alle 9 per 10 settimane. Aveva qualche abitudine sbagliata che siamo riuscite a sistemare e ha imparato a pronunciare correttamente alcune parole inglesi; in più, la comprensione dei testi che abbiamo visto insieme è migliorata di lezione in lezione, grazie anche al suo impegno e al tempo che ha dedicato a leggere per conto suo, tra un incontro e l’altro. La parte più difficile era riuscire a parlare in modo sciolto e scrivere in vero inglese: su questi due aspetti c’è ancora un po’ da lavorare perché rappresentano un livello di conoscenza linguistica avanzato che per essere raggiunto richiede molto tempo; Elisa però è molto determinata e sicuramente riuscirà a raggiungere a pieno questi obiettivi continuando sulla strada che abbiamo iniziato insieme.
Cosa dice Elisa
Vorrei fare un altro corso di questo tipo perché è l’unica volta in cui mi sembra di aver imparato qualcosa di inglese. I lati positivi di questo corso sono il rapporto one-to-one, gli esercizi e la didattica mirata al grado di capacità di apprendimento, il supporto costante.
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