Scommetto che anche tu che stai leggendo hai usato almeno una volta Google translate per capire il significato di qualcosa scritto in una lingua straniera. Ok, facciamo anche più di una volta. E scommetto anche che il risultato non ha sortito un gran effetto, vero?
Sono ovviamente di parte e sconsiglio nella stragrande maggioranza dei casi di affidarsi a Google translate per tradurre il proprio materiale, ancora di più se si tratta di utilizzarlo nello studio di una lingua, ma in questo post voglio raccontarti quando vale la pena usare Google translate e quando no e perché potrebbe essere dannoso per le tue conoscenze linguistiche.
Come fa Google translate a tradurre?
Google translate è un servizio di traduzione automatica offerto da Google disponibile da desktop e come app su smartphone e tablet. È un sistema che non si basa sulla grammatica, ma che inizialmente faceva una traduzione “parola per parola”, cioè ad ogni parola di un testo originale ne faceva corrispondere una nella lingua di destinazione senza tenere conto del contesto e dei molteplici significati che un termine può assumere, causando errori madornali e grandi malintesi. In un secondo momento il sistema è stato ampliato e ora si basa su reti neurali, cioè un’intelligenza artificiale che permette di colmare quel gap precedente tra significato delle singole parole e contesto, tenendo conto anche della punteggiatura e della gerarchia delle frasi. Questo nuovo sistema attinge dal materiale disponibile online e migliora grazie ai feedback degli utenti che valutano la qualità delle traduzioni prodotte.
I vantaggi del traduttore automatico
Nonostante io non sia la più grande fan di questa applicazione, le sono da riconoscere alcuni aspetti positivi.
Innanzitutto il capo di Google translate Barak Turovski ha affermato che l’obiettivo dello sviluppo dell’applicazione è quello di fornire un prodotto utile agli utenti dei Paesi in via di sviluppo a superare le barriere linguistiche, ad esempio, quando utilizzano internet e usufruiscono dei suoi servizi che non sono scritti nella loro lingua madre.
In più l’utilizzo di Google translate è possibile in molte forme: puoi tradurre parole o frasi tramite digitazione, come nella maggior parte dei casi, oppure tramite la tua scrittura a mano (con supporti dedicati); ma Google translate non si limita a questo e ti permette di tradurre anche conversazioni* (da mobile), immagini di testo che scatti o che semplicemente inquadri con la fotocamera del tuo dispositivo come cartelli e insegne, ad esempio.
*questa cosa mi fa un po’ rabbrividire perché interpretare (cioè tradurre oralmente) è una pratica molto complessa e per la quale ci va tanta formazione e allenamento, e pensare che possa essere fatta da una macchina mi fa riflettere non poco sui risultati che possono essere accettabili solo in condizioni di estrema emergenza.
Cosa non funziona
Google translate tuttavia si basa su un complesso mix di dati statistici e calcoli matematici che si scontrano con l’imprevedibilità di una lingua: come ripeto spesso a3 miǝ non-student3, le lingue non sono qualcosa di creato a tavolino, ma sono un vero e proprio essere vivente che si modifica e si adatta in base alle esigenze di chi le usa per comunicare. Inoltre l’applicazione non è in grado di riconoscere gli eventuali errori che sono presenti nell’originale e questo può portare alla non traduzione di certi termini con lacune nel senso del testo.
Un altro aspetto su cui Google translate ha ancora molto da migliorare sono i termini tecnici e specialistici: il lessico di una lingua è praticamente infinito e nemmeno ǝ traduttorǝ possono conoscerlo tutto, ma quello che sanno fare molto bene è fare lunghe ricerche terminologiche puntigliose, dettagliate, scrupolose che portano a trovare il termine giusto per quello originale. Stessa cosa per i riferimenti culturali: non possono avere una “traduzione letterale”, ma vanno contestualizzati in base alla cultura di destinazione ed eventualmente trovare un elemento, un evento, un fatto che sia riconducibile a quello originale, pur non essendo lo stesso. Insomma, un lavoro che solo un cervello umano può fare (per fortuna!).
E poi più sono lunghe le frasi e più è complesso avere un risultato soddisfacente, ma in realtà anche la traduzione di singole parole, a mo’ di dizionario, causa molti malintesi: l’ideale è avere frasi semplici e brevi, formate da più di una parola ma meno di venti (numeri che ipotizzo io, ma sono abbastanza realistici).
Quando ti do il permesso di usarlo
Facendo uno sforzo disumano, ho trovato qualche rarissimo e sparuto caso in cui potresti usare Google translate (con il mio permesso):
- Come dicevo poco più su, quando hai frasi brevi: niente subordinate, niente testi barocchi e arzigogolati, ma semplici periodi formati da un numero limitato di parole. In questo caso Google translate lavora abbastanza bene e può dare un risultato più accurato (anche se bisogna tenere le antenne dritte perché gli errori sono dietro l’angolo).
- Un altro uso che mi sento di benedire e supportare è quando si è in una situazione di emergenza per cui serve conoscere in tempi rapidi e immediati l’equivalente di un’espressione in una lingua straniera o la traduzione di un breve testo: mettiamo che tu sia in un paesino disperso della Thailandia (magari!) dove nessunǝ parla italiano e tu hai bisogno di un medico. Come potresti comunicare diversamente?
- Lascio per ultima la raccomandazione che in realtà è alla base dell’uso di Google translate, anche se può sembrare un controsenso: per utilizzare questa applicazione al meglio è necessario conoscere già bene la lingua straniera per la quale si impiega. Questo perché così facendo sarai in grado di riconoscere se la macchina ti ha proposto una soluzione attendibile oppure no e se ci sono errori.
Perché non ti do il permesso di usarlo
Ma veniamo ora alle situazioni nelle quali ti sconsiglio caldamente di utilizzare Google translate se vuoi evitare di fare figuracce, di non capire cose ti propone o, ancora peggio, di imparare errori che poi è difficilissimo scardinare.
- Quando non conosci bene la lingua: mi riaggancio a quanto dicevo sopra, se non conosci bene una lingua presta molta attenzione all’utilizzo di questo strumento e impiegalo solo in situazioni nelle quali non puoi fare diversamente. Ma per davvero, e non per semplice pigrizia.
- Al posto del dizionario: ecco, questo utilizzo mi fa saltare le coronarie! Se esistono i dizionari, cartacei e digitali, ci sarà un motivo, no? Questo motivo è che, come ti dicevo all’inizio, le parole non hanno un unico termine con il quale vengono tradotte nelle altre lingue perché dipende molto dal contesto e dal significato che hanno nelle diverse culture. Se ti scoccia sfogliare un dizionario cartaceo (e ti do ragione), opta per uno digitale, che funziona come Google translate (inserisci il termine, clicchi invio), con la differenza che il dizionario ti fornisce tutti i significati di una parola in una lingua straniera corredati da esempi pratici e frasi fatte che ti fanno capire quale scegliere.
- Per tradurre testi lunghi: anche di questo ne ho parlato più sopra, ma più elementi ha da valutare, più è difficile che li traduca correttamente. In più non tutte le lingue funzionano allo stesso modo: l’inglese e il tedesco sono sistemi estremamente diversi dall’italiano anche nella struttura delle frasi. Se provi a tradurre in modo automatico frasi lunghe, difficilmente il risultato sarà accettabile.
- Come alternativa al cervello: se sei pigrǝ, sforzati, perché utilizzando sistemi di traduzione automatica non farà che peggiorare la situazione. Il tuo cervello sarà abituato a ricevere la “pappa pronta” e non ti proporrà nemmeno i termini più basici. E quello che vogliamo fare quando studiamo una lingua è l’esatto opposto, no?
Nel workshop che ho tenuto all’Academy ho affrontato questo tema più nel dettaglio e ho mostrato anche qualche esempio pratico: puoi recuperarlo abbonandoti a Zero Sbatti per un mese o puoi approfittare della promozione semestrale per inglese o tedesco!